IL LUNGO CAMMINO CHE PORTERÀ ALL’INIZIO FORMALE DELLA BREXIT NON È PRIVO DI OSTACOLI.
Subito dopo il voto definitivo con cui la House of Commons ha approvato il progetto di legge che consentirà al Governo di attivare la clausola di recesso di cui all’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea, il leader laburista Jeremy Corbyn ha affermato che “la vera lotta inizia ora”.
Corbyn, più volte accusato di essere contrario all’UE, ha chiesto ai propri deputati di supportare il progetto di legge pro-Brexit, perché un terzo dell’elettorato laburista, secondo i sondaggi, ha votato a favore della Brexit nel referendum. Secondo il leader laburista, voltare le spalle all’elettorato pro-Brexit avrebbe comportato il rischio di perderlo, a favore del partito populista anti-europeo Ukip. Così facendo però, egli rischia di perdere gli elettori laburisti che nel referendum hanno votato contro la Brexit.
Inoltre, sono circolate voci, poi smentite, che Corbyn sarebbe costretto a dimettersi, per essere rimpiazzato da Lewis, esponente del “Governo ombra” dei Labours, parte del nucleo dirigente del partito e oppositore arcigno del Governo.
Theresa May, intanto, è concentrata sul proposito di annunciare l’avvio dei negoziati entro il prossimo 31 marzo (anzi, parrebbe finanche il 9 marzo). Dopo il voto della House of Commons, il progetto di legge pro-Brexit sarà sottoposto alla House of Lords, a maggioranza pro-UE. I Lords vorrebbero far passare gli emendamenti bocciati alla House of Commons, in particolare la promessa del Governo che i cittadini europei residenti nel Regno Unito potranno rimanere anche dopo la Brexit. Il Governo avrebbe minacciato – secondo la BBC – di attivarsi per la soppressione della House of Lords se non voterà come hanno fatto i Commons.
Pietro Michea