IL GOVERNO BRITANNICO RISCHIA DI DOVER SOSTENERE UNA NUOVA BATTAGLIA LEGALE SULLA BREXIT, ANCHE IN MERITO ALLO SPAZIO ECONOMICO EUROPEO (SEE) CHE CONSENTE LA LIBERA CIRCOLAZIONE, SENZA TARIFFE, DI MERCI, SERVIZI, CAPITALI E LAVORO DEL QUALE FANNO PARTE TUTTI GLI STATI MEMBRI DELL’UE.
Secondo il think tank filo-europeista British Influence, infatti, l’uscita del Regno Unito dal SEE subito dopo l’abbandono dell’Unione Europea (UE) costituirebbe violazione di legge se venisse effettuata in automatico, senza previa consultazione del Parlamento.
Il think tank si dice quindi pronto a consegnare al Ministro per l’attuazione della Brexit, David Davis, un documento per informarlo di voler presentare un ricorso giudiziario al fine di ottenere un pronunciamento dell’Alta Corte sull’uscita dal SEE che, secondo l’Esecutivo, invece scatterebbe in automatico col divorzio da Bruxelles. Analogamente a quanto è accaduto in relazione all’esito del referendum dello scorso giugno, secondo il gruppo pro UE, anche in questo caso, invece, dovrebbe essere il Parlamento di Westminster a pronunciarsi in merito. In mancanza, si vedrebbe violato l’articolo 127 dello stesso accordo SEE, in base al quale è richiesta la preventiva approvazione del Parlamento.
Jonathan Lis, vice direttore di British Influence ha affermato alla BBC: “… C’è una concreta possibilità che il Regno Unito violi la legge se ci portasse fuori dal mercato unico con la Brexit … quindi ci accingiamo a presentare una petizione per una pronuncia giudiziaria …”. L’avvocato Jolyon Maugham ha aggiunto che “… L’articolo 127 prevede un meccanismo esplicito per il ritiro ed esclude quindi qualsiasi altro meccanismo implicito, come cessare di essere un membro dell’Unione europea …”.
Il Governo di Theresa May, quindi, potrebbe trovarsi ad affrontare anche questa sfida oltre all’incognita della Corte Suprema, che dovrà pronunciarsi il 7 dicembre sull’appello dell’Esecutivo dopo la sentenza dell’Alta Corte in base alla quale per poter attivare l’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea, servirebbe un voto del Parlamento.
Pietro Michea