Durante la seduta della Camera dei Comuni del Parlamento britannico del 9 ottobre 2017, e alla luce dell’avvio del quinto round di negoziati per la Brexit, la Premier Theresa May ha rilasciato nuove dichiarazioni in merito ai piani del Regno Unito. Il quinto round è l’ultimo prima dell’incontro dei leader degli Stati Membri previsto per il 19 ottobre, in cui verrà valutato se vi siano progressi sufficienti per iniziare le trattative relative ad un accordo commerciale tra Regno Unito ed Unione Europea.
Durante la seduta, la May ha dichiarato che spetta all’Unione Europea la decisione sul passaggio alla fase successiva del negoziato, mostrandosi ottimista su di un esito positivo. Ma la portavoce della Commissione Europea, Margaritis Schinas, ha dichiarato, al contrario, che il raggiungimento di un accordo sul “contratto di divorzio” con Londra è nelle mani del Regno Unito; in assenza di un accordo, l’Unione Europea non passerà alla seconda fase del negoziato.
Inoltre, in risposta ad una domanda posta dal parlamentare conservatore Jacob Rees-Mogg in merito alla giurisdizione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea dopo il 29 marzo 2019, data in cui il Regno Unito sarà effettivamente fuori dall’Unione, la Premier britannica ha affermato che, al fine di garantire un processo di ritiro ordinato, è necessario avere un periodo di implementazione durante il quale in assenza di accordi differenti, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea manterrà la giurisdizione nelle materie di sua competenza anche nei casi riguardanti il Regno Unito, senza escludere la possibilità di concludere accordi su un meccanismo di risoluzione delle controversie.
Infine, la May ha dichiarato che, nonostante la volontà di raggiungere un accordo di libero scambio entro marzo 2019, e l’interesse mostrato dai leader degli Stati Membri al riguardo, si starebbe tuttavia già valutando un eventuale scenario “no-deal”, in modo da essere preparati ad ogni eventualità.
Al riguardo, sono stati pubblicati due White Paper in materia commerciale e doganale, che definiscono tre obiettivi strategici: assicurare che il commercio tra Regno Unito e UE avvenga senza attriti, evitare l’insorgere di una frontiera fisica (hard border) tra Irlanda e Irlanda del Nord e la definizione di una politica commerciale indipendente per il Regno Unito.
I documenti in questione prevedono anche una pianificazione d’emergenza nel caso in cui il Regno Unito dovesse lasciare l’Unione senza la conclusione di un accordo.
Davide Scavuzzo