Tony Blair, ex Premier britannico che già negli scorsi mesi aveva manifestato la sua intenzione di “scendere di nuovo in campo” per “salvare il Paese” dalla Brexit, in un discorso tenutosi il 17 febbraio scorso davanti a Open Britain, associazione di schieramento pro-europeo, ha esortato il popolo britannico ad “un’insurrezione in difesa di ciò in cui credete”.

Con un discorso tenutosi alla Lancaster House di Londra, di fronte ad una platea di politici, diplomatici e giornalisti, Theresa May, Primo Ministro del Regno Unito, ha presentato per la prima volta la linea che il Governo britannico intende perseguire per realizzare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, prefigurando senza esitazioni una hard Brexit.

Secondo fonti di stampa, la stragrande maggioranza dei leader europei concorda su un’uscita rapida del Regno Unito dall’Unione. Questa sarebbe anche la posizione di Boris Johnson, ministro degli Esteri del Regno Unito nonché principale sostenitore della campagna per il Leave, secondo cui il Governo inglese dovrebbe iniziare la procedura formale di recesso di cui all’articolo 50 del Trattato già dal prossimo gennaio.

Notevoli le ricadute che Brexit avrà su tutti quegli aspetti del sistema brevettuale internazionale che sono intercettati dal diritto dell’Unione Europea. Tra questi, di notevole importanza i brevetti essenziali (Standard Essential Patents, SEP) e la relativa applicazione di condizioni di licenza eque, ragionevoli e non discriminatorie (Fair, Reasonable And Non-Discriminatory, FRAND). L’enforcement di questo tipo di brevetti, infatti, è soggetto al diritto antitrust europeo (Art. 102 TFUE).