Downing street ha annunciato, nella mattinata del 20 marzo, che notificherà formalmente all’Unione Europea la richiesta di avviare le procedure previste dall’articolo 50 del Trattato di Unione (TUE) il prossimo mercoledì 29 marzo. Da quel momento, Londra e Bruxelles avvieranno il negoziato volto a definire le modalità del recesso. I trattati UE cesseranno di essere applicabili nei…

La Camera dei Lords del Regno Unito, con un’abbondante maggioranza di 366 favorevoli e 268 contrari, ha approvato un emendamento alla European Union (Notification of Withdrawal) Bill 2016-17 (di seguito “EU Bill”) in base al quale il voto finale su qualsiasi tipo di accordo raggiunto dal Governo nell’ambito del negoziato di uscita con l’Unione Europea spetterebbe a entrambe le Camere del Parlamento, che godrebbero, quindi, del potere di rifiutare gli accordi raggiunti e invitare il Governo ad avviare nuove trattative.

Il quotidiano britannico The Guardian sarebbe entrato in possesso di un documento riservato, redatto dalla commissione giuridica del Parlamento Europeo (PE), nel quale si afferma che dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea spetterà a ciascuno Stato Membro decidere se consentire ai cittadini britannici di continuare a risiedere all’interno dei propri confini oppure no.

Il lungo cammino che porterà all’inizio formale della Brexit non è privo di ostacoli. Subito dopo il voto definitivo con cui la House of Commons ha approvato il progetto di legge che consentirà al Governo di attivare la clausola di recesso di cui all’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea, il leader laburista Jeremy Corbyn ha affermato che “la vera lotta inizia ora”.

Il 24 gennaio 2017, la Corte Suprema, presieduta da Lord Neuberger, ha deciso che il Governo britannico non può attivare la clausola di recesso dall’Unione di cui all’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea prima del voto favorevole da parte del Parlamento. A favore di tale soluzione hanno votato otto giudici contro tre contrari dissenzienti.

Con un discorso tenutosi alla Lancaster House di Londra, di fronte ad una platea di politici, diplomatici e giornalisti, Theresa May, Primo Ministro del Regno Unito, ha presentato per la prima volta la linea che il Governo britannico intende perseguire per realizzare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, prefigurando senza esitazioni una hard Brexit.

Sir Ivan Rogers, ambasciatore britannico presso l’Unione Europea e uno dei diplomatici più esperti del Regno Unito, ha rassegnato le proprie dimissioni il 3 gennaio 2017, ovvero meno di tre mesi prima della notifica ufficiale da parte del Governo britannico della clausola di recesso di cui all’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea, con cui si aprirà il negoziato sull’uscita del Regno Unito dall’UE.