Il 15 dicembre 2016, si è tenuta a Bruxelles la riunione informale dei Capi di Stato e di Governo, dedicata alla Brexit, in cui i 27 leaders nazionali, insieme ai Presidenti del Consiglio Europeo e della Commissione Europea, hanno lanciato “il segnale che l’UE è unita e pronta al negoziato” con il Regno Unito.

La Premier britannica Theresa May ha annunciato la riduzione dell’aliquota della corporation tax dal 20% al 15%, rispetto al 17% che era già previsto entro il 2020. Si tratta del terzo taglio in tempi recenti dopo quello effettuato, prima, da Gordon Brown, che l’aveva portata dal 33% al 28%, e, poi, dal precedente cancelliere dello scacchiere George Osborne che l’aveva ridotta di ulteriori 8 punti percentuali fino alla sua forma attuale.

Elizabeth Denham, Garante per la Protezione dei Dati Personali (Information Commissioner) per il Regno Unito, ha dichiarato ad un pubblico di imprese attive nel campo dell’economia digitale e dei dati personali: “Vorrei essere molto chiara: sono convinta che la normativa sulla protezione dei dati personali non costituisca un ostacolo al vostro successo …. Non si pone una questione di privacy o innovazione, ma privacy e innovazione.”

Il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha dato ulteriore corpo alla prospettiva di un secondo referendum, dopo quello del 2014, per votare sull’indipendenza dal Regno Unito. Sturgeon, leader degli indipendentisti, ha infatti annunciato che la prossima settimana sarà presentato un disegno di legge al Parlamento di Edinburgo per la convocazione del referendum, un primo passo attraverso il quale gli scozzesi, che hanno votato in maggioranza per non lasciare l’Unione europea, chiederanno una consultazione per sancire la propria indipendenza.