Secondo una relazione della RSA (Royal Society for the encouragement of Arts, Manufactures and Commerce), un eventuale mancato accordo sulla Brexit avrebbe un impatto significativo sulla salute dei cittadini britannici. Infatti, in base alla cosiddetta regola delle “cinque porzioni al giorno”, secondo la quale si raccomanda il consumo giornaliero di almeno cinque porzioni di frutta o verdura, tra le 35 porzioni settimanali, solo una si potrebbe considerare come interamente proveniente dal Regno Unito, cioè coltivata nel Regno Unito e raccolta da agricoltori britannici o comunque non europei.
La relazione, che inaugura una nuova Commissione della RSA, la Food, Farming and Countryside Commission, il cui compito consiste nell’esaminare l’impatto della Brexit sull’alimentazione e l’agricoltura nel Regno Unito, ha rilevato che l’obiettivo della regola “cinque porzioni al giorno” è stato finora raggiunto grazie ai prodotti alimentari europei.
Sue Pritchard, direttore della nuova Commissione, ha affermato che la Brexit offre un’importante opportunità per riformare l’agricoltura britannica. Tuttavia, il non raggiungimento di un accordo d’uscita dall’Unione avrebbe conseguenze negative per l’approvvigionamento alimentare nel Regno Unito.
L’Unione Europea ha emanato negli anni regolamenti sui prodotti alimentari e per la protezione dell’ambiente, nonché un quadro normativo per le sovvenzioni agricole tramite la politica agricola comune (PAC) ed accordi sull’importazione ed esportazione di alimenti.
L’influenza dell’Unione Europea è stata pertanto di fondamentale importanza per il settore agricolo britannico: nel 1994, il Regno Unito produceva circa il 79% delle proprie verdure, percentuale scesa al 55% odierno. Complessivamente, il 30% dei prodotti alimentari consumati nel Regno Unito proviene dall’Unione Europea ed un ulteriore 18% dal resto del mondo. Inoltre, del reddito di 3,6 miliardi di sterline realizzato dalle aziende agricole britanniche nel 2016, 3,1 miliardi sono stati ottenuti anche grazie ai sussidi europei all’agricoltura.
Davide Scavuzzo