In data 8 dicembre 2017 i negoziatori dell’Unione Europea e del Regno Unito hanno pubblicato una relazione comune che riporta i progressi raggiunti nella prima fase delle negoziazioni per la Brexit.
La relazione illustra il raggiungimento di un accordo sulle tre principali aree oggetto delle trattative, ossia i diritti dei cittadini, la liquidazione finanziaria e il dialogo politico relativo all’Irlanda e all’Irlanda del Nord. Gli impegni congiunti enunciati nel documento dovranno riflettersi nell’accordo di recesso; ciò tuttavia non esclude modifiche ed adattamenti nel caso in cui taluni accordi transitori dovessero essere concordati solo nella seconda fase dei negoziati.
Dalla relazione emerge che i negoziatori hanno assicurato la tutela dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, nonchè la tutela dei cittadini britannici residenti nell’Unione Europea, i quali manterranno gli stessi diritti. Sia il Governo britannico che l’Unione a 27 potranno richiedere che gli interessati presentino una domanda per ottenere un documento che ne attesti la residenza; le procedure amministrative per l’ottenimento di tale documento saranno trasparenti, poco onerose e semplici.
Per quanto riguarda la competenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulle questioni relative ai diritti dei cittadini al fine di garantire loro certezza giuridica, è stato stabilito che la Corte sarà l’arbitro ultimo dell’interpretazione del diritto dell’Unione. I tribunali britannici dovranno quindi tenere in considerazione la giurisprudenza della Corte anche dopo la data di uscita. Inoltre, l’accordo di recesso dovrebbe prevedere un meccanismo che consenta ai giudici del Regno Unito di porre alla Corte di Giustizia questioni di interpretazione relative ai diritti dei cittadini. Questo meccanismo dovrebbe essere disponibile alle corti del Regno Unito per controversie intentate entro otto anni dalla data di applicazione dell’accordo di recesso.
Riguardo alla liquidazione finanziaria, il Governo britannico ha convenuto che gli impegni assunti dall’UE a 28 saranno onorati dall’UE a 28, Regno Unito compreso. Pertanto, lo Stato uscente contribuirà al bilancio dell’UE fino al 2020. Il cosiddetto “assegno di divorzio” aveva costituito uno dei principali ostacoli da superare: Bruxelles aveva chiesto un pagamento di circa 60 miliardi di euro per coprire gli impegni presi da Londra prima della Brexit, mentre la Premier britannica Theresa May aveva inizialmente offerto circa 20 miliardi di euro. A seguito delle trattative, l’importo finale ammonta ad una cifra che varia tra 45 e 55 miliardi di euro.
Infine, in merito alle conseguenze della Brexit per l’Irlanda, entrambe le parti hanno riconosciuto la necessità di rispettare l’Accordo del Venerdì Santo del 1998. Inoltre, il Regno Unito ha assunto impegni rilevanti per evitare che sia eretta una frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del Nord e per mantenere la zona di libera circolazione delle persone.
Sulla base della relazione comune, la Commissione Europea ha ritenuto che siano stati compiuti progressi sufficienti su ciascuno dei tre temi prioritari indicati negli orientamenti del Consiglio Europeo del 29 aprile 2017. Attraverso una Comunicazione, la Commissione ha quindi raccomandato al Consiglio Europeo (Articolo 50) di constatare che sono stati compiuti progressi sufficienti nella prima fase dei negoziati condotti con il Regno Unito.
Se il Consiglio Europeo confermerà, nel vertice del 14-15 dicembre, che sono stati compiuti progressi sufficienti, i negoziatori della Commissione Europea e del Governo britannico incominceranno a redigere un accordo di recesso basato sull’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea (TUE), muovendo dalla relazione comune e dall’esito dei negoziati sulle altre questioni.
Sara Capruzzi