In data 28 ottobre 2019, l’Unione Europea ha approvato la proroga della Brexit al 31 gennaio 2020 così come richiesto dal Governo del Regno Unito[1]. Dopo che il Parlamento di Westminster aveva votato il Withdrawal Agreement Bill[2], ed il Primo Ministro Boris Johnson aveva sospeso ogni ulteriore dibattito in proposito[3], l’Unione ha dunque optato per la cosiddetta “flextension”, ossia un’estensione con la possibilità di porvi termine anticipatamente qualora il Parlamento britannico approvi l’accordo di uscita in toto.
La decisione, che dovrà essere formalizzata con una rapida procedura scritta della durata di 24 ore, rappresenta apparentemente una sconfitta per il premier, che fin da quando è stato eletto ha costantemente dichiarato di voler uscire dall’Unione entro il 31 ottobre 2019. Secondo quanto stabilito dal Benn Act[4], la legge che impone al Primo Ministro di richiedere un’estensione dei negoziati per la Brexit qualora egli non fosse riuscito a raggiungere un accordo con l’Unione Europea e a farlo approvare dalla House of Lords entro il 19 ottobre 2019[5], egli dovrà “immediately after such a decision is made, notify the president of the European council that the United Kingdom agrees to the proposed extension“.
Questa svolta avrebbe potuto aprire potenziali scenari di grande impatto politico. Il nuovo calendario, infatti, ha dato al premier la possibilità di proporre una mozione per sciogliere la Camera dei Comuni il 6 novembre e ottenere quindi le elezioni anticipate il 12 dicembre. Qualora la richiesta avesse ottenuto la necessaria maggioranza dei due terzi, a discutere del prossimo futuro del Regno Unito avrebbe potuto essere un esecutivo completamente diverso.
Tuttavia, la mozione ha ricevuto solamente 299 voti favorevoli, venendo pertanto respinta dalla Camera. Questo, comunque, non pare aver intaccato la decisione del Primo Ministro, che ha annunciato l’intenzione di presentare un progetto di legge per tenere elezioni anticipate che richiederà soltanto la maggioranza semplice e non quella dei due terzi.
Marco Stillo
[1] Per ulteriori informazioni si veda il nostro precedente contributo, disponibile al seguente LINK.
[2] European Union (Withdrawal Agreement) Bill 2019–20. Per ulteriori informazioni, si veda il seguente LINK.
[3] Per ulteriori informazioni si veda il nostro precedente contributo, disponibile al seguente LINK.
[4] European Union (Withdrawal) (No. 2) Act 2019.
[5] Per ulteriori informazioni si veda il nostro precedente contributo, disponibile al seguente LINK.