LA BREXIT È REALTÀ, IL REGNO UNITO HA NOTIFICATO FORMALMENTE AL CONSIGLIO EUROPEO LA SUA VOLONTÀ DI USCIRE DALL’UE

DOPO NOVE MESI DAL REFERENDUM CON IL QUALE I CITTADINI BRITANNICI HANNO DECISO DI USCIRE DALL’UNIONE EUROPEA, IL GOVERNO DI SUA MAESTÀ HA NOTIFICATO FORMALMENTE LA SUA VOLONTÀ DI AVVIARE LE PROCEDURE D’USCITA PREVISTE DALL’ARTICOLO 50 DEL TRATTATO DI LISBONA.
La lettera ufficiale con cui si rende nota tale volontà è stata firmata dalla Premier britannica, Theresa May, nella serata del 28 marzo ed è stata recapitata personalmente dall’ambasciatore del Regno Unito presso l’UE, Tim Barrow, al Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, alle ore 13:30 del 29 marzo 2017.

Il Regno Unito si appresta ad essere il primo Stato membro a uscire dall’Unione Europea attivando una procedura che non è mai stata utilizzata prima d’ora. L’autore dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, John Kerr, ha sostenuto in una recente intervista che tale disposizione era stata immaginata nel caso in cui un regime dittatoriale si fosse instaurato in uno Stato membro e avesse deciso di uscire dall’Unione in seguito al congelamento del suo diritto di voto sulle questioni europee. Secondo Kerr sarebbe stato opportuno disporre di una procedura già codificata per gestire l’uscita anziché affrontare la crisi senza alcun riferimento prestabilito. Quello stesso articolo 50 del Trattato di Lisbona, invece, viene oggi utilizzato da uno dei più importanti Stati membri dell’Unione Europea per sancirne ufficialmente la sua separazione dopo più di quarant’anni dall’adesione avvenuta nel 1973.

Anche se attualmente non esiste un programma preciso e dettagliato di come si svolgerà il negoziato per la Brexit, l’articolo 50 del Trattato di Lisbona stabilisce un limite di fondamentale importanza, vale a dire che l’UE e il Regno Unito dispongono di due anni per trovare un accordo sul recesso. Trascorso tale periodo tutti i trattati europei cesseranno di essere applicabili al Regno Unito, a meno che il Consiglio, in accordo con Londra, non decida all’unanimità di prolungare tale termine. Nel caso in cui un accordo sul recesso venisse raggiunto prima dei due anni previsti dall’articolo 50, i trattati europei cesseranno di essere applicabili dalla data di entrata in vigore di tale accordo.

Le prossime tappe della Brexit dovrebbero essere la pubblicazione, il 30 marzo, del Great Repeal Bill, la legge che incorporerà nell’ordinamento britannico tutte le normative europee così da mantenere transitoriamente lo status quo. Successivamente si avvierà una revisione completa delle norme europee che avrà come obiettivo quello di determinare quali disposizioni mantenere, quali abrogare e quali modificare.

Il 31 marzo, Donald Tusk presenterà le linee guida per i negoziati che saranno condotti per l’Unione Europea da Michel Barnier. Tusk ha altresì annunciato che in data 29 aprile avrà luogo un vertice del Consiglio Europeo, a seguito del quale tali linee guida verranno finalizzate dai 27 Stati membri. La Commissione Europea elaborerà, in seguito, dei programmi più dettagliati che dovrebbero essere poi confermati dal Consiglio stesso nel prossimo mese di maggio o giugno; dopodiché, i principali negoziati potranno iniziare.

L’accordo finale dovrà disciplinare una moltitudine di settori, come l’accesso al mercato unico, la permanenza nell’unione doganale, i diritti di cittadinanza per i cittadini UE residenti nel Regno Unito e quelli dei cittadini britannici residenti in Europa, la possibile collaborazione in strategie di difesa e sicurezza comune e ulteriori questioni di rilevante interesse. L’accordo sarà negoziato conformemente all’articolo 218, paragrafo 3, del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e sarà concluso a nome dell’Unione da parte del Consiglio, che delibererà a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento Europeo.

Sempre secondo Lord Kerr, autore dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, le procedure in esso previste sono reversibili in qualsiasi momento, anche se per i politici britannici potrebbe essere molto difficile giustificare davanti all’opinione pubblica un’eventuale marcia indietro ovvero anche solo una sospensione delle trattative.

 

Davide Scavuzzo