IL PARLAMENTO BRITANNICO HA RIGETTATO L’ACCORDO DI USCITA DALL’UNIONE EUROPEA

Con un voto storico, il 15 gennaio 2019 il Parlamento britannico ha bocciato con 432 voti contro e 202 a favore l’Accordo di uscita raggiunto tra il Regno Unito e l’Unione Europea a novembre 2018. 

Il giorno prima della votazione vi erano stati tentativi in extremis di rassicurazione sulla soluzione di backstop da parte dell’Unione, al fine di salvare l’Accordo. La Premier Theresa May aveva infatti inviato una lettera al Consiglio dell’Unione dichiarando che l’Accordo di uscita era a rischio “… because of concerns in the UK Parliament about how we are delivering on our committments in relation to Northern Ireland’s border with Ireland…” e che vi erano preoccupazioni nel Regno Unito che “… the backstop is evidence that the EU will not handle the negotiation of our future relationship energetically or ambitiously, or even that the EU will down tools altogether and leave the UK permanently in the backstop arrangements…”. Nella lettera di risposta, il presidente del Consiglio Donald Tuske il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker hanno ribadito che “… the European Union does not wish to see the backstop enter into force. Were it to do so, it would represent a suboptimal trading arrangement for both sides. The Commission can also confirm the European Union’s determination to replace the backstop solution on Northern Ireland by a subsequent agreement that would ensure the absence of a hard border on the island of Ireland on a permanent footing…”, sottolineando l’impegno dell’Unione a raggiungere un accordo commerciale con il Regno Unito entro la fine del 2020.

Nonostante ciò, la Camera dei Comuni non ha approvato l’Accordo di uscita. La Premier britannica avrà ora tre giorni per presentare un nuovo piano per la Brexit.

Il leader laburista Jeremy Corbyn ha inoltre invocato nuove elezioni generali e presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Theresa May, la quale ha in ogni caso escluso le proprie dimissioni ed ha insistito sulla volontà di andare avanti e di continuare a lavorare per attuare la Brexit. La mozione di sfiducia verrà votata oggi, 16 gennaio 2019. Nel caso in cui la Premier britannica dovesse perdere la fiducia dei Comuni, disporrà di 14 giorni per calendarizzare un nuovo voto di fiducia. In caso di nuova sconfitta, si aprirebbe automaticamente la porta a elezioni generali. 

Da Bruxelles non sono mancate reazioni. Juncker, pur rammaricandosi del risultato del voto, ha affermato che il processo di ratifica dell’Accordo da parte dell’Unione proseguirà e chiede al Regno Unito di chiarire le sue intenzioni il prima possibile. La Commissione continuerà il proprio lavoro per prepararsi a tutte le eventualità, ivi incluso un no-deal scenario. In ogni caso, l’Unione ha escluso una rinegoziazione dell’Accordo di uscita.

Sara Capruzzi