In data 12 marzo 2019, la Camera dei Comuni ha respinto, per la seconda volta, l’Accordo di uscita raggiunto tra Regno Unito ed Unione Europea, con 391 voti contrari e 242 voti favorevoli.
Il giorno antecedente il voto, la Premier britannica Theresa May ha annunciato che erano state raggiunte delle modifiche “legalmente vincolanti” all’Accordo di uscita, che garantivano che la controversa soluzione di backstop per il confine irlandese non avrebbe avuto una durata indefinita. Tali modifiche consistono in documenti allegati all’Accordo di uscita:
- Uno strumento condiviso[1] volto a garantire che l’Unione Europea non possa agire al fine di applicare la soluzione di backstop indefinitamente. In particolare, il documento prevede la possibilità di rivolgersi ad un collegio arbitrale per la risoluzione di controversie nel caso in cui l’Unione tentasse di applicare la soluzione di backstop indefinitamente;
- Una dichiarazione congiunta relativa alla Dichiarazione Politica[2], che stabilisce una serie di impegni volti a migliorare e ad accelerare il processo di negoziazione per le relazioni future. Il documento include anche degli impegni specifici per il raggiungimento di un accordo entro la fine di dicembre 2020 che sostituisca la soluzione di backstop;
- Una dichiarazione unilaterale[3] in base alla quale, in caso di interruzione delle negoziazioni sulle relazioni future, il Regno Unito potrà attuare misure che pongano fine alla soluzione di backstop[4].
Tuttavia, nel proprio parere sullo strumento condiviso e sulla dichiarazione unilaterale[5], l’Attorney General Geoffery Cox ha ritenuto che il rischio che il Regno Unito non avrebbe modo di disapplicare unilateralmente la soluzione di backstop rimane invariato, a meno che non vi siano prove chiare del fatto che l’Unione abbia agito in malafede durante le negoziazioni[6].
Ora il Parlamento britannico voterà se il Regno Unito dovrà lasciare l’Unione senza un accordo o meno. In caso di voto contro un no deal, si dovrà decidere se estendere o meno il periodo previsto dall’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea (TUE). Theresa May ha affermato che i Parlamentari dovranno decidere se ritardare la Brexit, istituire un altro referendum o se “… they want to leave with a deal but not this deal”. Il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ha invocato nuove elezioni, osservando che “… [t]he government has been defeated again by an enormous majority and it must accept its deal is clearly dead and does not have the support of this House…”.
Dal lato europeo, è stata espressa delusione per la bocciatura dell’Accordo. Il portavoce del Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha ribadito che è stato fatto tutto il possibile per raggiungere un accordo e che la soluzione alla situazione di impasse può essere risolta solo da Londra.
Bruxelles è comunque disponibile a considerare un’estensione della scadenza dei due anni previsti dall’articolo 50 TUE, i cui dettagli e condizioni verranno discussi al vertice del Consiglio europeo del 21-22 marzo. Queste includono un’estensione breve che potrebbe semplicemente dare più tempo per prepararsi ad un no deal Brexit, oppure un’estensione a lungo termine che implicherebbe che la Gran Bretagna dovrà partecipare alle elezioni del Parlamento europeo di maggio.
Sara Capruzzi
[1]Instrument relating to the agreement on the withdrawal of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland from the European Union and the European Atomic Energy Community. Disponibile al seguente LINK.
[2]Joint Statement supplementing the Political Declaration setting out the framework for the future relationship between the European Union and the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland. Disponibile al seguente LINK.
[3]Declaration by Her Majesty’s Government of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland concerning the Northern Ireland Protocol. Disponibile al seguenteLINK.
[4]Il testo della dichiarazione unilaterale dispone quanto segue: “… If under these circumstances it proves not to be possible to negotiate a subsequent agreement as envisaged in Article 2 of the Protocol, the United Kingdom records its understanding that nothing in the Withdrawal Agreement would prevent it from instigating measures that could ultimately lead to disapplication of obligations under the Protocol, in accordance with Part Six, Title III of the Withdrawal Agreement or Article 20 of the Protocol, and under the proviso that the UK will uphold its obligations under the 1998 Agreement in all its dimensions and under all circumstances and to avoid a hard border on the island of Ireland…”.
[5]Legal Opinion on Joint Instrument and Unilateral Declaration concerning the Withdrawal Agreement. Disponibile al seguente LINK.
[6]Si vedano i punti 17-19 del parere.