Il 29 marzo 2019, con 344 voti contro 286, il Parlamento britannico ha respinto per la terza volta l’Accordo di uscita presentato dalla Premier britannica Theresa May. Ciò implica che la proroga concessa dal Consiglio Europeo fino al 22 maggio 2019 non sarà applicabile e che il Regno Unito dovrà ora indicare il percorso che intende seguire entro il 12 aprile 2019.
Il 25 marzo, il Parlamento britannico aveva approvato un emendamento che prevedeva dei “voti indicativi” sui possibili piani alternativi all’Accordo di uscita, ossia la possibilità di revocare la notifica ex articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea (TUE), di effettuare un secondo referendum, di restare nell’Unione doganale e nel Mercato Unico o di optare per l’EFTA (European Free Trade Association). Tutte le opzioni alternative sono state tuttavia respinte solo due giorni dopo.
Neanche l’offerta delle proprie dimissioni da parte di Theresa May in cambio dell’approvazione dell’Accordo di uscita è risultata convincente. Se da un lato, infatti, ciò aveva indotto alcuni deputati conservatori a sostenere l’Accordo, dall’altro, il rischio che, a seguito delle sue dimissioni, le sarebbe succeduto un leader conservatore dell’ala destra del partito, ha costituito un deterrente per alcuni laburisti a votare a favore dell’Accordo.
La Premier britannica ha definito “grave” la decisione delParlamento, sottolineando come questo abbia “… rejected no deal. It has rejected no Brexit. On Wednesday it rejected all the variations of the deal on the table. And today it has rejected approving the Withdrawal Agreement alone and continuing a process on the future…”.
Il leader dell’opposizione Jeremy Corbyn ha esortato la Maya dimettersi, affermando che “…The House has been clear, this deal now has to change. There has to be an alternative found. And if the Prime Minister can’t accept that then she must go, not at an indeterminate date in the future but now, so that we can decide the future of this country through a general election…”. Anche il conservatore Steve Baker, vicepresidente dell’European Research Group, ha sottolineato che “… This must be the final defeat for Theresa May’s deal. It’s finished. And we must move on… It has not passed. It will not pass. I regret to say it is time for Theresa May to follow through on her words and make way so that a new leader can deliver a withdrawal agreement which will be passed by Parliament…”.
Il 1 aprile il Parlamento britannico dovrà nuovamentepronunciarsi con “voti significativi” sui piani alternativi. Intanto, il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha convocato un vertice straordinario per il 10 aprile, mentre la Commissione Europea ha osservato che le probabilità di un no-deal scenario sono aumentate e che l’Unione “… has been preparing for this since December 2017 and is now fully prepared for a “no-deal” scenario at midnight on 12 April. The EU will remain united…”.