IL 24 GENNAIO 2017, LA CORTE SUPREMA, PRESIEDUTA DA LORD NEUBERGER, HA DECISO CHE IL GOVERNO BRITANNICO NON PUÒ ATTIVARE LA CLAUSOLA DI RECESSO DALL’UNIONE DI CUI ALL’ARTICOLO 50 DEL TRATTATO SULL’UNIONE EUROPEA PRIMA DEL VOTO FAVOREVOLE DA PARTE DEL PARLAMENTO. A FAVORE DI TALE SOLUZIONE HANNO VOTATO OTTO GIUDICI CONTRO TRE CONTRARI DISSENZIENTI.
Theresa May non potrà, dunque, iniziare le negoziazioni con l’Unione fino a quando il Parlamento non si sarà espresso con il proprio voto che, ad ogni modo, dovrebbe essere calendarizzato entro il 31 marzo, data da molto tempo indicata dalla Premier come ultima per esercitare la clausola.
Nella propria sentenza (consultabile al seguente LINK), la Corte ha inoltre chiarito che i Parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord non hanno diritto di esprimersi sulla Brexit.
Durante il processo, gli attivisti hanno sostenuto che negare il voto al Parlamento britannico avrebbe violato la democrazia, mentre il Governo ha sempre dichiarato che il proprio potere di notificare il recesso secondo l’articolo 50 senza consultazione con il Parlamento, costituiva una prerogativa della Corona che, nell’attuale assetto costituzionale, spetterebbe al Governo.
Il Governo, in persona dell’Avvocato Generale Jeremy Wright, si dice “deluso” e farà tutto ciò che è necessario per non violare il volere della Corte. A tal proposito, il Segretario per la Brexit David Davis farà un discorso in Parlamento il prossimo martedì.
Il leader laburista Jeremy Corbyn ha detto che il suo partito rispetta il risultato del referendum e il volere del popolo britannico e non impedirà la notifica ufficiale dell’inizio della Brexit.
Il leader democratico Tim Farron, invece, ha dichiarato che si esprimerà a favore di un secondo referendum contro la Brexit.
Per maggiori informazioni si veda il comunicato stampa della Corte Suprema, disponibile al seguente LINK.
Pietro Michea