IL CONSIGLIO EUROPEO RINVIA LA DATA DI USCITA AL 31 OTTOBRE 2019

Ad esito del vertice del Consiglio Europeo del 10 aprile 2019, i leader europei hanno esteso la data di uscita del Regno Unito dall’Unione al 31 ottobre 2019. Anche il Regno Unito ha acconsentito alla proroga del termine, come illustrato nella lettera del Rappresentante Permanente del Regno Unito presso l’Unione Europea, Sir Tim Barrow, dell’11 aprile 2019.

Nella lettera inviata a Donald Tusk il 5 aprile, la Premier britannica Theresa May aveva chiesto un’estensione della scadenza del 12 aprile fino al 30 giugno, revocabile nel caso in cui venga raggiunto un accordo dal Parlamento britannico. Nonostante i colloqui con il leader laburista Jeremy Corbyn per raggiungere un’intesa sulla Brexit, non vi è ancora un accordo su come procedere in seno al Parlamento britannico, il quale, tuttavia, con 313 voti a favore e 312 contro aveva approvato una legge che ha obbligato la Premier britannica a chiedere un ulteriore rinvio della data di uscita oltre il 12 aprile.

Il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, tuttavia, auspicava un’estensione più lunga, in quanto, viste le divisioni all’interno del Parlamento britannico, risultava improbabile che il processo di ratifica dell’Accordo potesse essere completato entro la data proposta da Theresa May. Secondo Tusk, infatti, “… granting such an extension [fino al 30 giugno 2019] would increase the risk of a rolling series of short extensions and emergency summits, creating new cliff-edge dates. This, in turn, would almost certainly overshadow the business of the EU27 in the months ahead. The continued uncertainty would also be bad for our businesses and citizens…”. 

I leader europei hanno accolto l’invito di Tusk. Il Consiglio Europeo ha altresì ricordato che, a norma dell’articolo 50, paragrafo 3, del Trattato sull’Unione Europea (TUE), l’accordo di recesso può entrare in vigore in una data anteriore, se le parti dovessero completare le rispettive procedure di ratifica prima del 31 ottobre 2019.

La proroga concessa dal Consiglio Europeo non deve compromettere il regolare funzionamento dell’Unione. Inoltre, lo Stato uscente dovrà facilitare il perseguimento dei compiti dell’Unione ed evitare qualsiasi misura che possa mettere a rischio il raggiungimento dei suoi obiettivi, in particolare quando partecipi ai processi decisionali.

Nel caso in cui il Regno Unito sia ancora parte dell’Unione e l’Accordo di uscita non sia ratificato entro il 22 maggio 2019, lo Stato uscente parteciperà alle elezioni europee del 23-26 maggio. Qualora le suddette elezioni non abbiano luogo nel Regno Unito, la proroga dovrebbe terminare il 31 maggio 2019. Il Regno Unito è in ogni caso libero di revocare la notifica exarticolo 50 TUE in ogni momento.

Il Consiglio Europeo ha specificato che il periodo fino alla nuova data di uscita non potrà essere utilizzato dal Regno Unito per avviare le negoziazioni sulle future relazioni con l’Unione, né per modificare l’Accordo di recesso. L’Unione è tuttavia aperta alla possibilità di rivedere la Dichiarazione politica sul futuro partenariato tra Bruxelles e Londra.

L’Unione Europea è in ogni caso pronta anche ad un no deal scenario. In vista del vertice del 10 aprile, la Commissione ha effettuato un bilancio delle misure preparatorie poste in essere[1] in caso di uscita del Regno Unito senza accordo e ha fornito orientamenti pratici agli Stati Membri in cinque settori:

  • diritti dei cittadini in materia di soggiorno e di sicurezza sociale. Gli orientamenti forniscono una panoramica delle misure di emergenza dell’Unione in tale settore, ed in particolare sul Regolamento (UE) 2019/500 che stabilisce misure di emergenza nel settore del coordinamento della sicurezza sociale in seguito al recesso del Regno Unito dall’Unione;
  • cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. Gli orientamenti illustrano gli strumenti a cui l’Unione e gli Stati Membri potranno ricorrere per garantire che la cooperazione di polizia e giudiziaria possa continuare a garantire un elevato livello di sicurezza per i cittadini, e forniscono indicazioni agli Stati Membri sulla disconnessione del Regno Unito da varie banche dati, reti e sistemi informativi dell’Unione;
  • medicinali e dispositivi medici. Gli orientamenti evidenziano in che modo la Commissione collaborerà con l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e con le Autorità nazionali di regolamentazione nel campo dei medicinali per monitorare la situazione ed affrontare eventuali problemi. Il documento mostra inoltre le possibilità di avvalersi delle esenzioni e delle deroghe previste dalle norme vigenti al fine di ridurre il rischio di carenze di medicinali e di dispositivi medici critici in caso di mancato accordo;
  • protezione dei dati. Gli orientamenti forniscono dettagli sugli strumenti previsti dal Regolamento generale sulla protezione dei dati (General Data Protection Regulation, GDPR), ritenuti dalla Commissione sufficienti a soddisfare le necessità immediate dei trasferimenti di dati verso il Regno Unito in caso di mancato accordo, sulle deroghe, e sulle misure concrete che le imprese e le autorità dell’Unione dovranno adottare per garantire la costante osservanza delle norme europee sulla protezione dei dati;
  • pesca. Gli orientamenti illustrano la strategia coordinata che gli Stati Membri dovrebbero adottare per garantire parità di condizioni tra gli operatori dell’Unione nei diversi Stati Membri e proteggere le risorse marine.

La Commissione ha specificato che le misure di emergenza dell’Unione avranno natura temporanea, portata limitata e saranno adottate unilateralmente in caso di no deal scenario.

Sara Capruzzi


[1]Gli avvisi ai portatori di interessi pubblicati dalla Commissione sono disponibili al seguente LINK, mentre le proposte legislative presentate sono disponibili al seguente LINK.