In data 19 luglio 2019 il Comitato per l’uscita dall’Unione Europea della Camera dei Comuni[1] ha pubblicato un report[2] in cui vengono esaminate le implicazioni per il Regno Unito di un no deal scenario in diversi settori quali i servizi, l’industria automobilistica, ed i settori alimentare ed agricolo, chimico e farmaceutico, scolastico e della ricerca scientifica.
Per quanto riguarda il settore dei servizi, in caso di no deal scenario le imprese del Regno Unito sarebbero trattate come fornitori di servizi appartenenti a Paesi terzi, con il conseguente rischio di perdere l’accesso al mercato e di affrontare nuove barriere non tariffarie. Tra i possibili scenari, l’adesione al solo regime dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization, WTO) rappresenterebbe quello meno auspicabile. Inoltre, un no deal scenario non consentirebbe accordi futuri sul riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali, con potenziali ripercussioni sulla capacità del Regno Unito di continuare ad esportare alcuni servizi verso l’UE. Conseguenze avverse potrebbero verificarsi anche per i lavoratori: in caso di uscita senza accordo, infatti, permarrebbe una notevole incertezza sui termini in base ai quali costoro potrebbero recarsi nell’Unione per motivi di lavoro, con particolare danno per le piccole imprese che non hanno ancora adottato tutte le misure necessarie per prepararsi ad un no deal scenario.
Per quanto riguarda il settore automobilistico, un’uscita senza accordo implicherebbe l’assoggettamento alla tariffa esterna comune dell’UE[3] sulle esportazioni di autoveicoli, con un costo medio, che si attesterebbe sulle 2700 sterline circa, potenzialmente in grado di minare la competitività delle auto esportate rispetto a quelle prodotte e commercializzate all’interno dell’Unione. Inoltre, un no deal scenario potrebbe ripercuotersi negativamente sulle relazioni del Regno Unito con altri Stati quali ad esempio la Turchia, uno dei maggiori fornitori di componenti per automobili. Qualora, infatti, il Regno Unito non fosse più parte dell’Unione doganale europea, si renderebbero necessari nuovi controlli doganali, con conseguenze pregiudizievoli per il settore in termini di costi e di tempistiche.
In merito al settore alimentare ed agricolo, gli attuali programmi tariffari provvisori del Governo consentirebbero a molti prodotti agricoli di entrare nel Regno Unito senza dazi doganali, mentre i produttori locali dovrebbero affrontare elevate tariffe sulle esportazioni verso l’UE. La carne ovina, in particolare, dovrebbe sottostare ad una tariffa che si avvicina al 50%, mettendo in discussione la redditività dell’intero settore. Da tenere in considerazione, poi, il fatto che, con un no deal scenario, il Regno Unito verrebbe escluso dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority, EFSA)[4] e dalSistema di allerta rapido per gli alimenti e i mangimi (Rapid Alert System for Food and Feed, RASFF)[5], che garantisce che i rischi per la salute degli alimenti possano essere rapidamente notificati e gestiti.
Per quanto riguarda il settore chimico e farmaceutico del Regno Unito, il suo successo si basa su catene di approvvigionamento altamente integrate uno dei cui punti di forza è la consegna in tempi rapidi; pertanto, un no deal sarebbe particolarmente dannoso in quanto interromperebbe il funzionamento di queste catene, riducendo il valore aggiunto lordo (gross value added, GVA)[6] del settore di oltre il 20% in 15 anni. Inoltre, in caso di uscita senza accordo, le imprese chimiche e farmaceutiche del Regno Unito verrebbero escluse dai sistemi e dalle banche dati dell’UE che proteggono l’ambiente e la sicurezza dei pazienti. Ciò comporterebbe per le imprese la necessità di ri-registrare i prodotti chimici e di richiedere autorizzazioni all’immissione in commercio dei farmaci due volte, nel Regno Unito e nell’UE, con processi lunghi e costosi che ridurrebbero globalmente l’attrattiva commerciale del Regno Unito.
Infine, per quanto riguarda le scienze e la ricerca, il Regno Unito è ampiamente riconosciuto come leader mondiale, con diverse università tra le prime 50 in tutto il mondo. Negli ultimi anni, il Governo ha compiuto passi importanti a sostegno dell’istruzione superiore e della ricerca aderendo al programma UE Orizzonte 2020[7]. Pertanto, il benessere economico e il successo industriale del Regno Unito potrebbero subire un duro colpo nel breve periodo, ed un danno alla reputazione nel lungo, in caso di uscita senza un accordo.
Sara Capruzzi
[1] Il Comitato per l’uscita dall’Unione Europea, nominato dalla Camera dei Comuni, si occupa di esaminare le spese, l’amministrazione e la politica del Dipartimento per l’uscita dall’Unione europea e le materie che rientrano nelle responsabilità degli enti pubblici associati.
[2] Disponibile al seguente LINK.
[3] La tariffa esterna comune si applica all’importazione di merci attraverso le frontiere esterne dell’UE. Pur essendo comune a tutti i membri dell’UE, il suo ammontare differisce a seconda del tipo di prodotto e dalla sua provenienza.
[4] L’EFSAè un’agenzia dell’Unione europea, istituita nel 2002, che si occupa di fornire consulenza scientifica e una comunicazione efficace in materia di rischi, esistenti ed emergenti, associati alla catena alimentare.
[5] Il RASSF è una rete che consente lo scambio rapido ed efficace di informazioni tra gli Stati Membri e la Commissione nei casi in cui si rilevi un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o mangimi, in modo da fornire un supporto agli attori della sicurezza alimentare europea.
[6] Il GVA è la misura del valore di beni e servizi prodotti in un’area, in un’industria o in un settore di un’economia.
[7] Orizzonte 2020 è il Programma Quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione relativo al periodo 2014-2020 che unifica in un unico strumento finanziario tre programmi precedenti (2007-2013) finalizzati a supportare la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico: il Settimo Programma Quadro (7PQ), il Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP) e l’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT).