Tony Blair, ex Premier britannico che già negli scorsi mesi aveva manifestato la sua intenzione di “scendere di nuovo in campo” per “salvare il Paese” dalla Brexit, in un discorso tenutosi il 17 febbraio scorso davanti a Open Britain, associazione di schieramento pro-europeo, ha esortato il popolo britannico ad “un’insurrezione in difesa di ciò in cui credete”.

Il Governo britannico dovrà consultare il Parlamento prima di avviare delle negoziazioni formali sull’uscita dalla UE. La decisione odierna dell’Alta Corte Inglese è tale da rendere più complicato il processo di uscita del Regno Unito dall’UE ed è destinata ad aggravare lo stato di incertezza politica che avvolge il paese a seguito dell’esito del referendum dello scorso giugno.

Il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha dato ulteriore corpo alla prospettiva di un secondo referendum, dopo quello del 2014, per votare sull’indipendenza dal Regno Unito. Sturgeon, leader degli indipendentisti, ha infatti annunciato che la prossima settimana sarà presentato un disegno di legge al Parlamento di Edinburgo per la convocazione del referendum, un primo passo attraverso il quale gli scozzesi, che hanno votato in maggioranza per non lasciare l’Unione europea, chiederanno una consultazione per sancire la propria indipendenza.

Mentre viene ancora fortemente contestata la decisione del Governo del Regno Unito di fare ricorso all’art. 50 del Trattato di Lisbona senza l’approvazione del Parlamento, incominciano ad emergere i meccanismi che consentiranno parallelamente, ma indipendentemente dalle trattative con l’Unione Europea, l’implementazione interna del Brexit.