Il 23 luglio 2019 l’ex Ministro degli Esteri Boris Johnson è stato eletto nuovo leader del Partito conservatore, superando il rivale Jeremy Hunt con il 66% dei voti.
Domani sarà proclamato anche nuovo Primo Ministro, assumendo la guida del Governo e succedendo a Theresa May, che rassegnerà le proprie dimissioni alla Regina. La convocazione a Buckingham Palace per ricevere dalla sovrana l’incarico di formare il nuovo Governo è prevista nel pomeriggio e a seguire Johnson entrerà a Downing Street.
Johnson ha ringraziato Theresa May e reso omaggio al rivale Jeremy Hunt nel discorso della vittoria dopo l’elezione. Ha inoltre ribadito l’intenzione di portare a termine la Brexit entro il 31 ottobre 2019.
La vittoria di Johnson è stata criticata dal leader laburista Corbyn, il quale ritiene che il nuovo leader conservatore ha “… won the support of fewer than 100,000 unrepresentative Conservative Party members…But he hasn’t won the support of our country…”, aggiungendo che “…Johnson’s No Deal Brexit would mean job cuts, higher prices in the shops, and risk our NHS being sold off to US corporations in a sweetheart deal with Donald Trump. The people of our country should decide who becomes the Prime Minister in a General Election…”.
Non appena resi pubblici i risultati della votazione, il Ministro dell’istruzione Anne Milton ha presentato le proprie dimissioni, in segno di protesta contro l’elezione di Johnson. Le dimissioni di Milton hanno seguito quelle di Alan Duncan, Ministro degli Affari Esteri, presentate il giorno antecedente la votazione.
Il capo negoziatore per la Brexit, Michel Barnier, si è dichiarato pronto a lavorare in maniera costruttiva con il nuovo Primo Ministro, sostenendo che l’Unione è pronta a “… facilitate the ratification of the Withdrawal Agreement and achieve an orderly Brexit…”. Tuttavia, i segnali politici sembrano sempre più nella direzione di una Hard Brexit.
Sara Capruzzi